Paolo Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino, Einaudi, 2011, 45,00 €
Il concilio di Trento, convocato a metà Cinquecento dalla Chiesa romana
per dare risposta alla Riforma protestante, viene analizzato
attentamente da Sarpi, che segue le mosse dei sovrani europei nel
tentativo di condizionare il rinnovamento religioso e l'azione dei
vescovi per cercare di ottenere maggiore autorità nelle loro diocesi.
Invece la curia romana riesce a piegare il concilio agli interessi
papali e arriva a costruire una monarchia fortemente accentrata, forte
di una dottrina saldamente articolata e dotata di potenti strumenti
disciplinari. Il risultato sarà quella che viene chiamata la Chiesa
della Controriforma.
Sarpi, diventato consultore della Repubblica di Venezia in occasione del
conflitto scoppiato nel primo Seicento con la Santa Sede, che
pretendeva il riconoscimento di particolari privilegi, si era convinto
che l'autorità papale costruita dal concilio avesse finito con
l'annullare la distinzione dei poteri fra autorità spirituale e
temporale. Proprio le vicende del concilio di Trento gli consentivano di
spiegare come fosse avvenuta quella trasformazione, capace di colpire
l'azione politica degli Stati moderni e la sua opera poteva essere
dunque uno strumento di lotta in difesa del potere laico. Non a caso la
sua opera, edita a Londra nel 1619, attrasse immediatamente l'attenzione
di tutta l'Europa colta e venne ben presto tradotta in francese,
inglese, tedesco e latino.
Se ne esaminiamo, almeno per sommi capi, il valore e i temi, conviene
senza dubbio sottolineare subito un elemento di novità che il capolavoro
sarpiano presenta nella cultura europea: una narrazione di avvenimenti
circoscritti a un fatto di storia ecclesiastica - appunto il concilio di
Trento, in qualche modo assurto a personaggio storico - non aveva
precedenti.
L'originalità del Sarpi sta dunque nell'avere individuato nelle «cause e
li maneggi d'una convocazione ecclesiastica, nel corso di 22 anni» un
nodo storico, in cui confluisce tutta la vita europea del Cinquecento. E
in effetti, i grandi avvenimenti di politica internazionale
(guerre,trattative e mosse diplomatiche, scontri o compromessi fra i
potenti), le grandi figure di quel secolo (papi, sovrani, riformatori,
uomini politici, prelati e membri del clero regolare), i fatti di
maggior rilievo nella vita dei vari paesi (l'Italia, prima di tutto, ma
anche la Germania e la Francia, l'Inghilterra, i Paesi Bassi e la
Spagna) sono tutti evocati a comporre il vasto, complesso affresco su
cui si staglia la vicenda tridentina.
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