Se noi risolviamo i problemi della fede col metodo della sola autorità, possediamo certamente la verità, ma in una testa vuota! (San Tommaso)
giovedì 30 giugno 2011
Roma e i lefebvriani
A intervalli quasi regolari la fraternità tradizionalista San Pio X, fondata nel 1970 dall’ex arcivescovo di Dakar Marcel Lefebvre, fa parlare di sé con fragore. Quale è il motivo? L’ambizione di questo volume è di fornire alcune chiavi di comprensione della questione, di ordine storico, talvolta storicopolitico, e teologico. Non filolefebvriano, ma neppure ostile alla fraternità, l’autore vuole capire le ragioni per cui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno ostinatamente tentato di recuperare lo scisma dei tradizionalisti. Una vicenda che è ben lungi dall’essere conclusa.
L'Islam spiegato ai nostri figli
È sullo scenario dell'11 settembre 2001 che nasce una conversazione fra Tahar Ben Jelloun e sua figlia – dieci anni – a disagio con se stessa, con le proprie origini musulmane, di fronte a una televisione che continua a dire “che i musulmani sono tutti cattivi”. Ben Jelloun spiega, con semplicità ma rifuggendo ogni semplificazione, cos’è l’islam, qual è la differenza tra arabo e musulmano, cos’è il fanatismo, cos’è il terrorismo, quale spazio ha la tolleranza nel mondo arabo, quali lezioni ha dato all’Occidente. A distanza di anni da quei giorni, Ben Jelloun torna a riflettere su questi temi alla luce di una situazione che purtroppo, da allora, si è solo aggravata: il fondamentalismo islamico ha continuato la sua aggressione, e tutto l’Occidente è stato avvolto da un clima di paura e sospetto. Rivolgendosi agli adulti che educano i nostri figli, Ben Jelloun invita però a pensare che vivere insieme è possibile, ma solo se arabi e occidentali preservano quel principio di laicità che rende la religione una questione intima, non politica né sociale.
Femminismo islamico
La subalternità in cui le donne sono costrette a vivere nei paesi islamici è purtroppo nota anche nel nostro mondo occidentale, in cui pure non manca di riverberare i suoi effetti nefasti e dai risvolti addirittura criminogeni. Meno noto è il fatto che dalla fine del secolo scorso molte donne musulmane hanno cominciato a rivendicare, sia in Oriente sia in Occidente, libertà e diritti. Il fenomeno è stato definito "femminismo islamico". Questo libro racconta la nascita e l'affermazione di questo movimento che si batte contro i settori più integralisti del mondo musulmano, utilizzando come arma il Corano stesso riletto in una prospettiva di genere.
Concilio Vaticano II nella storia della Chiesa
A quarant’anni di distanza dalla sua chiusura, il Concilio Vaticano II continua a rappresentare un argomento fondamentale per comprendere la storia della Chiesa più recente. Fra le tante tematiche connesse al Vaticano II, la questione storico-ermeneutica occupa certamente un posto centrale, soprattutto in relazione al processo e alle fasi di recezione del Concilio stesso. Cosa è stato il Concilio Vaticano II e qual è stato il suo apporto originale all’interno della storia della Chiesa? Continuità e riforma, oppure discontinuità e trasformazione epocale? Sono interrogativi ai quali gli studiosi, con differenti orientamenti di pensiero, hanno cercato di rispondere, e che il presente volume analizza ricostruendo le tappe salienti del periodo compreso fra il 1965 e il 1985 ed esaminando la documentazione storiografica sul Concilio, alla luce della dialettica fra tradizione e progresso.
Non ti farai idolo
L'interdetto biblico non vieta la produzione d'immagini, ma il loro uso improprio, la loro elevazione a divinità. Non si possono adorare altri dei e non si può adorare Dio al modo degli altri, ossia rendendolo immagine-feticcio. Non solo: le storiche dispute religiose in ambito cristiano su questo divieto hanno investito anche il tema della differenza fra l'autentico sacramento della presenza divina e il segno magico o superstizioso, come l'amuleto e il feticcio. Oggi il problema dell'idolatria ha trovato la sua metamorfosi banale nella proliferazione di nuove icone e idoli di massa prodotti dai media. Come distinguere allora la profondità dell'immagine dalla perversione del feticcio?.
L'omosessualità nella società moderna
Luca Pietrantoni-Gabriele Prati, Gay e lesbiche, Il Mulino, 2011, 9,80 €
Come e quando ci si scopre gay e lesbiche? Cosa vuol dire omosessualità nelle altre culture? E cosa accade nelle specie animali? Se nell'Ottocento l'omosessualità era ancora considerata una malattia, oggi viene definita una variante dello sviluppo, ed è diventata una condizione sempre più visibile nelle società moderne. Lesbiche e gay si confrontano con un contesto meno ostile - anche se pregiudizi e discriminazioni persistono talora in forme subdole -, formano coppie e famiglie e scelgono di rivelarsi sul luogo di lavoro. Nel volume si considerano i molti aspetti dell'omosessualità nel mondo odierno, mettendo anche in luce analogie e diversità di comportamenti tra gay e lesbiche all'interno della comunità. Luca Pietrantoni insegna Psicologia sociale e di comunità nell'Università di Bologna. Gabriele Prati insegna Psicologia sociale e Psicologia giuridica nell'Università di Bologna.
Non nominare il nome di Dio invano
Per il catechismo significa soprattutto non nominare il nome di Dio senza rispetto e non bestemmiare. In realtà, nella sua formulazione più autentica, il comandamento biblico vieta di servirsi del nome del Signore per coprire forme di ingiustizia: dal giurare il falso alle giustificazioni dell'oppressione. In un non lontano passato gli Stati moderni hanno definito giuste le loro guerre legittimandole anche con simboli religiosi; oggi, in età globale, il connubio tra Dio e violenza resta più che mai all'ordine del giorno. Il nome di Dio continua a dirsi in molti modi carichi di ambiguità, mentre la sua santificazione - prospettata nel "Padre Nostro" - dovrebbe esser riserva di libertà e rifrangersi nella costruzione di relazioni umane pacificate.
Con Arturo Carlo Jemolo (1891-1981) – maestro di diritto, storico e protagonista dei contrasti fra Stato e Chiesa – si scrive un capitolo di storia dell’Italia repubblicana. Una biografia intellettuale dai tratti rari che si intreccia con alcuni dei suoi protagonisti, da Ernesto Buonaiuti a Aldo Capitini, e lungo la quale l’autore distilla i punti nevralgici della riflessione di Jemolo su religione e politica. Un confronto critico, volto a superare sterili opposizioni (cattolicesimo progressista/conservatore; continuità/discontinuità del Vaticano II) con un’apertura alla pluralità dei fattori in gioco.
In queste pagine la lezione di storico è alla doppia potenza: se la diagnosi di Jemolo ha lo sguardo lungo sino a oggi, Carlo Fantappiè ne radicalizza la critica di fondo. La malattia latente nel cattolicesimo italiano si mostra sotto forma di idealismo, con l’effetto di una dialettica fra una presunta Chiesa ideale delle origini e una Chiesa che nega di fatto ciò che essa è di diritto: istituzione ecclesiastica, o mediazione – teologica, giuridica e pastorale – necessaria e antinomica tra fede e Chiesa. Sfumano i contorni dei grandi pensatori, ma restano i dilemmi loro sottesi, come il giudizio sulla modernità.
Ai confini dell'Impero. L'Europa dei diritti negati
Tedeschi che si recano in Repubblica Ceca per turismo sessuale con bambini rom, immigrati mongoli e vietnamiti che finiscono nei laboratori di produzione di hashish e metanfetamine, operai romeni pagati con cosce di pollo e latte in polvere, prostitute bulgare torturate e vendute a bordelli italiani o francesi, migliaia di ettari di terra svenduti a imprenditori occidentali spregiudicati e lasciati incolti. È al confine che l’«impero» europeo perde i pezzi. Una cortina di Paesi è lo specchio di una frontiera in rovina: l’ingresso in Europa di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria non ha portato maggiori diritti, ma paradossi inaccettabili e vantaggi solo per governi e aziende occidentali.
Giuseppe Ciulla ha compiuto un viaggio lungo la frontiera dell’Unione Europea. Percorrendo oltre 5.000 chilometri con mezzi pubblici, è andato a vedere che cosa succede lì dove un altro impero, quello sovietico, si è ripiegato su se stesso, lasciando praterie ai capitalisti italiani, tedeschi e francesi. Il libro bianco che ha scritto è una fotografia impietosa di frontiere dove le imprese del Vecchio Continente esportano i metodi del peggiore capitalismo occidentale, mantenendo i sistemi più cinici già in uso nei Paesi a socialismo reale. I bambini romeni abbandonati in strada sono aumentati con l’ingresso di Bucarest nell’Unione Europea, la tratta di minorenni bulgare destinate alla prostituzione si è intensificata con la fine dei controlli alle frontiere, i diritti dei lavoratori dell’Est sono peggiorati con l’arrivo degli imprenditori occidentali.
Ai confini dell’impero è un racconto di viaggio che raccoglie storie di eroici sindacalisti braccati dai servizi segreti, di imprenditori senza scrupoli, di funzionari corrotti, di faccendieri impuniti al servizio di criminali italiani che riciclano il frutto di capitali mafiosi lungo le rotte della Mitteleuropa e dei Balcani. E mentre il Danubio muore avvelenato dai residui tossici della più grande acciaieria dell’Unione, l’ombra lunga di Bruxelles benedice i crimini che avvengono lungo i propri confini.
mercoledì 29 giugno 2011
Storia dell'Italia musulmana
"La penisola italica è un molo naturale, un ponte e un’antica via di scorrimento tra Africa, Asia Minore ed Europa e ha generato nei secoli un’infinita vicenda di approdi, di razzie, d’insediamenti, di scontri e d’incontri. Amedeo Feniello racconta magistralmente come l’Italia, tra IX e XIV secolo, sia divenuta parte integrante d’un mondo di terra, d’acqua, di vele e di vento, dominato dalla presenza arabo-berbera. Storie di guerrieri, d’incursori, di principi, di mistici, di mercanti, di schiavi: dall’epica degli emiri e dei conquistatori normanni allo splendore delle corti di Ruggero e di Federico fino alla tragedia dei musulmani di Lucera." Franco Cardini
Speranza Africa
Joseph Ki-Zerbo, Punti fermi sull’Africa, 2011, 15,00 €
La storicità dell'Africa, la sua identità, lo sviluppo endogeno, l'unità africana, il continente nella mondializzazione: sono i temi dei cinque saggi dello storico burkinabè riuniti in questo volume postumo.
In un'ora di grandi cambiamenti per il continente, alle prese con problematiche, speranze, sfide antiche e nuove - si pensi al ruolo della Cina, alla lusinghiera crescita macroeconomica di alcuni paesi africani, alla diffusione delle colture destinate ai biocarburanti, al fenomeno del land grabbing, alle emigrazioni di massa -, per cercare di capire è più utile individuare dei "punti fermi" che inseguire la cronaca.
Joseph Ki-Zerbo (1922-2006), originario del Burkina Faso, animatore della lotta anticoloniale e poi leader dell'opposizione nel suo paese, è il padre della storiografia africana e uno dei maggiori intellettuali africani del Novecento. Numerose le sue opere. Ebbe un ruolo preminente nella direzione della "Storia generale dell'Africa" dell'Unesco.
La pace oltre le armi
AA.VV., La pace oltre le armi. Produzione ed esportazione delle armi, riconversione, educazione alla pace, Emi, 2011, 13,00 €
Diviene inevitabile, e non solo nel nostro paese, prendere coscienza delle ampie e pervasive dimensioni della "questione delle armi". Gli avvenimenti recenti - soprattutto i "bombardamenti chirurgici" sulla Libia - impongono nuove analisi, in particolare sul nesso causale tra migrazioni e conflitti.
L'intento di OPAL è quello di offrire materiali di riflessione a chi vuole operare nell'ambito della nonviolenza, e strumenti anche informativi per divulgarne i principi.
Nelle pagine dell'Annuario, il lettore può trovare l'analisi dei rapporti dell'UE sulle esportazioni di armi dei paesi europei, da cui risulta il ruolo di Francia, Gran Bretagna, Germania e - in prima fila - dell'Italia nella ripresa di una "corsa agli armamenti" che riempie gli arsenali proprio di quei paesi indicati come base di partenza di "ondate migratorie epocali", e dove spesso i diritti umani vengono violati.
Per riportare i temi della cultura nonviolenta al centro del discorso pubblico proponiamo riflesisoni sul linguaggio della pace, sulle vicende della resistenza birmana attorno alla figura carismatica di Aung San Suu Kyi, sull'esperimento di una "riconversione possibile" tentato nel secondo dopoguerra nello stabilimento Breda di Brescia.
Alle questioni dell'informazione sono poi dedicate la denuncia delle carenze e distorsioni nel dibattito circa i possibili effetti sulla salute delle munizioni all'"uranio impoverito", e uno sguardo sulle insofferenze del mondo della caccia in Italia, sempre più legato alla lobby dell'industria armiera.
martedì 28 giugno 2011
Quando l'Europa è diventata cristiana
La conversione di Costantino al cristianesimo è uno degli avvenimenti decisivi della storia mondiale. Poco prima, nel 309 e nel 311, due feroci persecuzioni avevano provocato migliaia di vittime tra i seguaci del nuovo culto. All'epoca solo una piccola percentuale degli abitanti dell'immenso impero era di religione cristiana. Ottant'anni dopo il paganesimo sarebbe stato vietato, scomparendo per sempre dalla storia.
Paul Veyne, uno dei massimi studiosi dell'antichità, individua le ragioni di quella svolta epocale: le cause storiche, che affondano le radici nella situazione politica dell'impero romano; ma anche le motivazioni personali, radicate nella psicologia di un sovrano che si riteneva il salvatore dell'umanità e che fu dunque in grado di compiere un gesto di straordinaria audacia.
La cristianizzazione dell'impero seguì un cammino tortuoso, che portò finalmente alla sintesi tra due sistemi di valori, cambiando profondamente sia la romanità sia la Chiesa, che convertì milioni di persone senza fare martiri. Ma quel processo lasciò anche cicatrici profonde: l'antisemitismo cristiano iniziò proprio allora a sedimentare i suoi veleni. Senza dimenticare che quegli eventi così lontani nel tempo si riverberano ancora nel dibattito politico.
Veyne ci offre così una riflessione documentata e a tratti provocatoria sul rapporto tra ideologia e religione, tra monoteismo e psicologia, tra storia e politica.
[da www.garzantilibri.it]
La forza dello Spirito nell'ortodossia
Come comprendere la separazione tra l’occidente e l’oriente cristiani? L’autore, con grande chiarezza e attraverso un serio sforzo di divulgazione, ci fa percorrere gli eventi storici dal punto di vista bizantino, conducendoci a scoprire un mondo affascinante ove si incrociano bellezza e ascetismo, rigore intellettuale e sviluppi dottrinali. Tra il ix e il xiii secolo, infatti, l’oriente interiorizza le acquisizioni teologiche precedenti e approfondisce il mistero dello Spirito santo: ne scaturiscono la valorizzazione della libertà interiore – sia personale sia ecclesiale – e l’edificazione di nuove culture in una fedeltà profonda al vangelo che si fa al contempo apertura all’imprevedibile novità della pentecoste.
lunedì 27 giugno 2011
Eretici del Medioevo. Paradossi
Grado Giovanni Merlo, Eretici del Medioevo. Temi e paradossi di storia e storiografia, Morcelliana, 2011, 16,00 €
Contrariamente al senso comune, eretici ed eresie non hanno alcuna oggettività di per sé, come soggetti eterodossi, ma vanno a definirsi alla luce di ciò che li contrasta: la cultura ecclesiastica, che in determinati contesti spazio temporali così li ha definiti e in quanto tali li ha avversati – fino a reprimerli col sangue – con la precisa finalità di difendere un ordinamento religioso che al contempo pretendeva di essere civile e politico. Ne abbiamo un osservatorio in queste pagine: ereticali erano quei comportamenti capaci di minacciare l’egemonia culturale della Chiesa e dei suoi uomini, e il suo dominio effettivo sui fedeli. Seguire le tracce dei movimenti ereticali, attraverso temi e figure, diventa qui rilevante per una comprensione più profonda di quella parte del medioevo cosiddetto “cristiano”. Un contesto ben più complesso e intriso di paradossi, in cui la stessa coerenza evangelica pareva non coincidere con la conformità a quanto ricavabile dal Nuovo Testamento, ma veniva subordinata al rispetto delle auctoritates scritturali – intese come norme – e dei canoni destinati a regolare la vita religiosa collettiva e individuale in vista della salvezza ultraterrena. Una prospettiva che rovescia la stessa interpretazione degli eretici e profila un modello storiografico a partire dal quale ripensare un capitolo di storia medievale: il modo in cui la Chiesa cattolico-romana, opponendosi alle eresie, ha rivendicato il suo carisma.
Apocrifi dell'Antico Testamento
Paolo Sacchi, Introduzione agli apocrifi dell'Antico Testamento, Morcelliana, 2011, 15,00€
Con apocrifi dell’Antico Testamento si designa una vasta letteratura dai contorni indefiniti: opere composte in luoghi diversi e in un ampio arco di tempo, compreso fra il IV sec. a.C. (Libro dei Vigilanti, Libro dell’Astronomia) e il IX sec. d.C. (Apocalisse di Daniele). Il criterio alla base della loro catalogazione e raccolta è che l’autore pseudepigrafico sia un personaggio dell’Antico Testamento o a esso equiparabile – come nel caso dei libri sibillini. Molti di questi libri risalgono all’ambiente ebraico-palestinese ed egiziano prima della fine dello stato ebraico e della distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.) o nell’immediata vicinanza alla catastrofe. Parlare di apocrifi implica la considerazione di un canone: apocrifi sono libri esclusi dalla scelta di quelli “canonici” appunto, scelta che muta secondo l’ispirazione religiosa sulla quale esso si è formato. Il canone è motivato da un orientamento teologico, sul quale lo studioso non deve basarsi ma dal quale, al contempo, non può prescindere per comprendere gli influssi culturali e religiosi. Qui il contesto è quello della cultura ebraico-cristiana, quindi si considerano gli apocrifi ebraici di carattere religioso che non sono stati accolti in alcuno dei canoni tridentini. Ma è evidente che lo studioso, avendo per oggetto la storia e la cultura e volendo descrivere il pensiero ebraico nel suo sviluppo, deve usare tutti i testi disponibili, canonici e non canonici.
Ero straniero e mi avete accolto
Raffaele Nogaro, Ero straniero e mi avete accolto. Il Vangelo a Caserta, Laterza, 2011, 8,50 €
Tutto ciò che di umano è stato fatto a Caserta e dintorni è stato fatto grazie a Nogaro, tutto ciò che è stato fatto di disumano corrotto immondo ha avuto contro Nogaro.
"Nogaro viene definito vescovo di frontiera ma in realtà ciò che davvero ha fatto è stato comprendere le potenzialità laddove invece altri vedevano solo disperazione e marginalità. È andato oltre, riuscendo a scorgere la speranza oltre l’orizzonte di desolazione. L’immigrazione nel casertano per Nogaro non è mai stata una piaga ma un’occasione. E ha voluto essere al fianco degli ultimi, come quando ha pregato nel funerale senza bare per i sei immigrati assassinati a Castel Volturno, in silenzio accanto all’imam che recitava versetti del corano. Questo prete di frontiera, questo uomo del profondo Nord ora cittadino del Sud peggiore, ha reso quella che viene considerata terra di nessuno una terra di tutti." Roberto Saviano, “l’Espresso”
L'arcivescovo deve morire
Torna in libreria: Ettore Masina, L'arcivescovo deve morire. Oscar Romero e il suo popolo, Il Margine, 2011, 18,00 €
Trent'anni fa moriva, ammazzato mentre celebrava la messa dagli squadroni della morte armati dai latifondisti, il vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero. La sua colpa? Essersi lasciato convertire dai poveri. Essere diventato, dal prete conservatore che era, la voce più coraggiosa di denuncia delle atroci violenze subìte dai campesinos, dagli operai, dagli stessi preti, dalle donne che stavano dalla parte del popolo. E che così diventavano nemici da schiacciare, per i padroni della terra, il governo appoggiato dagli Usa, l'esercito e i carnefici delle bande paramilitari.
15 anni dopo la prima edizione (Gruppo Abele), mentre è in corso il processo di canonizzazione che porterà alla proclamazione della santità del vescovo dei poveri, ritorna - riveduto e aggiornato con le ultime notizie sui retroscena del suo omicidio - il "classico" di Ettore Masina, uno dei libri più belli, intensi, emozionanti sul vescovo Romero e sul suo popolo martoriato.
"Dobbiamo essere riconoscenti a Ettore Masina, al suo stile fluente, per averci comunicato un'immagine storica, spoglia di trionfalismi e profondamente evangelica, di questo santo del popolo, dei "dannati della Terra".
(Leonardo Boff, dalla prefazione)
Don Peppe Diana, il prete ucciso dalla camorra
Il 19 marzo del 1994 veniva ucciso un giovane sacerdote di soli trentasei anni. Era Don Giuseppe Diana (Peppe per gli amici), parroco di Casal di Principe, in provincia di Caserta. Mandanti ed esecutori del delitto appartenevano alla camorra (equivalente partenopeo della più famosa mafia siciliana). Don Diana fu ucciso perché si era opposto ai tanti soprusi che funestavano il territorio. La sua fu una lotta aperta, mobilitò autorità religiose e civili di fronte ai tanti delitti che si verificavano nella zona. Coglieva ogni occasione per educare alla legalità, alla giustizia. Parlava nelle scuole per formare i ragazzi a questi valori così calpestati nel territorio. Ma quando la camorra, nonostante le sue dimostrazioni di forza, si accorse che le cose stavano cambiando e la gente si sollevava contro i loro abusi, sapendo che la chiave del movimento era don Diana, decretò la morte del parroco scomodo. Il testo, pur essendo una biografia del giovane sacerdote, parla per lo più della sua azione pastorale che si oppone con forza al potere della camorra, e cerca di liberare la gente dalla paura di questo potere. È una lotta che conduce confrontandosi sempre col Vangelo: “una lotta di liberazione” della sua gente. Ama il suo sacerdozio e non si risparmia. Ma talvolta, forse per l’irruenza del suo carattere e della sua giovane età, si è esposto troppo, ha provocato troppo. Il libro riporta eventi, testimonianze (di chi non ha avuto paura di parlare), stralci dei processi, e la voce della stampa dell’epoca: una documentazione precisa su quegli eventi che danno la chiave per capire un fenomeno socio-culturale che condiziona e schiavizza un intero territorio, ancora oggi.
domenica 26 giugno 2011
Michael Davide Semeraro, Patire le beatitudini, edizioni la meridiana, 2010, 18,00 €
Le Beatitudini sono l’attestazione che la realtà, così come essa è, può diventare un luogo e un modo di felicità. Sono la sfida in base alla quale si può credere che non c’è niente altro che possa rendere felici se non quello che si è e ciò che la vita ci permette di essere. Le Beatitudini sono la negazione assoluta di ogni spiritualità narcisistica e prometeica, l’antidoto divino ad ogni spiritualità da maratoneti, da superuomini o supersanti.
Le beatitudini sono una scuola di felicità. Ciò che nella tradizione antica è appannaggio esclusivo degli dei, attraverso lo sguardo di Gesù viene condiviso con tutti gli uomini che sanno vivere in modo nuovo.
Il problema è che, sospinti da stimoli e sollecitazioni, ciascuno cerca di cambiare il proprio stato di vita e le situazioni in cui vive in qualcosa di diverso. Invece, le beatitudini invitano ad accogliere quello che siamo con gratitudine e con profonda soddisfazione: aderire a ciò che siamo per rimanere integri e intatti in ciò che si è. Si tratta di rifiutare l’illusione che la vita possa assumere il suo senso pieno e il suo valore autentico solo per l’intervento di qualcosa di estraneo a se stessi.
Le Beatitudini non sono la porta di ingresso per l’alienazione che proietta i propri bisogni in un futuro utopico in cui si sublimano le proprie frustrazioni, bensì è l’accoglienza coraggiosa di quel poco su cui il molto potrà crescere naturalmente e gradatamente.
Luciano Manicardi, Dio rivelato dall'agire degli uomini: il libro di Rut, Qiqajon, 2011, 12,00 € - 2 CD
L’agire di Dio è presente nell’agire degli uomini e delle donne che si impegnano gli uni per gli altri, e mostrano un volto umano: come Booz verso la straniera Rut; come Rut verso la vedova e disperata Noemi.
Nel libro di Rut viene messa in rilievo una pratica di umanità improntata al rispetto e al riconoscimento dell’altro - l’immigrata Rut, proveniente da un paese nemico e odiato, diverrà benedizione per Israele; nella trama narrativa, giustizia e amore si incontrano perché entrambi sono necessari alla pienezza di vita dell’uomo.
Dio appare nascosto nelle pieghe dell’esistenza e la responsabilità dell’uomo è una prassi di umanità che consenta a Dio di abitare tra gli uomini. In questa luce, il libro di Rut è una preparazione all’avvento del regno di David, e apre l’orizzonte verso l’umanità del messia Gesù di Nazaret, in cui ci viene manifestato il volto di Dio.
In questo doppio CD è inciso il ritiro su “Il libro di Rut” predicato da fr. Luciano Manicardi a Bose il 22 maggio 2011.
La bellezza salverà il mondo
Basilio di Iviron, La bellezza salverà il mondo, Qiqajon, 2011, 15,00 €
“Accostando un monaco maturo, non trovi qualcosa di sovrumano che ti strabilia e ti provoca vertigini, ma qualcosa di profondamente umano, umile, fonte di serenità e consolazione ... Divenuto partecipe della grazia del Paraclito, ha trovato lui stesso riposo e si è fatto riposo per l’uomo suo fratello”. Con questo spirito, e come accogliendo l’invito implicito in queste parole, possiamo qui accostare, attraverso alcuni suoi scritti, uno spirituale del nostro tempo tra i più ascoltati del Monte Athos, e lasciarci così rischiarare dall’umile luce del suo magistero spirituale, reso più che mai eloquente da un’autentica esperienza umana.
Basilio di Iviron (Vasilios Gondikakis 1936) ha studiato teologia ad Atene e a Lione. Nel 1966 si ritira al Monte Athos e, dopo essere stato per circa vent’anni igumeno del monastero di Stavronikita, dal 1990 al 2005 è superiore di quello di Iviron, uno dei più importanti della Santa montagna. È tra i protagonisti della fioritura cenobitica dei monasteri dell’Athos. I suoi libri conoscono numerose edizioni in Grecia e sono tradotti in varie lingue europee.
I mistici nelle grandi tradizioni
La presente raccolta di scritti sui mistici delle grandi tradizioni nasce dall'omaggio a Raimon Panikkar rivoltogli da amici e studiosi provenienti da diversi paesi del mondo in occasione del convegno tenutosi a Venezia nel maggio 2008 per festeggiare il suo novantesimo anniversario.
La raccolta segue l'ordine cronologico della storia umana, dagli aborigeni australiani ai filosofi moderni, quasi a descrivere la presa di coscienza dell'uomo. È un percorso affascinante che non mancherà di sorprendere e di commuovere il lettore, anche se l'esperienza è sempre ineffabile per chi la vive e quindi incomunicabile, ma se ne può cogliere un riverbero. I linguaggi sono diversi perché diverse sono le tradizioni religiose in cui vengono descritte le esperienze mistiche, ma unico e commovente è l'anelito che da sempre spinge l'uomo alla conoscenza di sé, per scoprire di essere un riflesso del Sé, dello Spirito, di Brahman, di Allah o anche del Vuoto o comunque si voglia chiamare il Mistero della Vita stessa. Il libro è arricchito da un DVD che riprende Panikkar nel contesto del convegno di Venezia.
[da www.lafeltrinelli.it]
Raimon Panikkar. Profeta del dopodomani
Concepito come il racconto di un discepolo che incontra il maestro, Raffaele Luise, giornalista Rai e vaticanista, ci trascina in un emozionante incontro con la storia, la vita e il pensiero di uno dei più grandi personaggi del Novecento. Alle domande poste dall’allievo, Panikkar risponde con parole profonde e ispirate, che colgono il senso profondo della vita e affrontano grandi temi di oggi e di ieri: la globalizzazione, la teologia della liberazione, il capitalismo, il libero mercato, il rapporto tra le fedi… Un libro che, con il racconto dei suoi ultimi giorni, diviene il testamento spirituale di Panikkar. Punto di incontro tra Oriente e Occidente, il suo pensiero vive in queste pagine più forte che mai. Un uomo dalla vita avventurosa, sacerdote cattolico e al tempo stesso buddhista e induista, che si è arrischiato lungo i crinali di tutte le frontiere spirituali, intellettuali e umane del mondo, riuscendo ad aprire sentieri del tutto innovativi, in grado di curare la vita e di ricostruire la nostra dimora.
Giovanni Paolo II. Un contesto storico
Karol Wojtyla ha vissuto e segnato profandamente il suo tempo. In questo libro l’autore, che ha collaborato con il pontefice per alcune iniziative di grande rilievo, tra le quali l’incontro religioso di Assisi, il viaggio a Gerusalemme e la preparazione del Giubileo del 2000, inquadra la biografia del Pontefice all’interno delle vicende geopolitiche del secolo scorso. Il volume è diviso in tre parti: la formazione e l’attività religiosa-culturalepolitica di Wojtyla in Polonia, la prima parte del pontificato fino alla caduta del muro di Berlino e infine la preparazione del Giubileo del 2000 e il magistero del papa infermo.
sabato 25 giugno 2011
Pio XII contro il nazismo
Papa Pio XII, accusato da molti storici di aver favorito con silenzi e omissioni il nazismo e di non aver fatto nulla per fermare le deportazioni degli ebrei, fu in verità promotore di un vasto complotto contro Hitler: questo è ciò che emerge oggi dall’archivio segreto del Vaticano, che sconfessa clamorosamente la tesi del “silenzio colpevole” del pontefice imponendo una revisione del giudizio sulla sua figura storica. Barbara Frale rivela infatti che durante la Seconda guerra mondiale, Pio XII commissionò una serie di scavi sotto la basilica del Vaticano con l’obiettivo di individuare la tomba di san Pietro, iniziativa che, secondo i documenti, sarebbe stata usata come copertura per organizzare incontri e riunioni segrete con religiosi tedeschi in un’operazione di spionaggio contro i vertici nazisti. Una vicenda appassionante, alla ricerca della tomba di Pietro, ambientata nei sotterranei del Vaticano, ma anche un tassello fondamentale per ristabilire la verità su un papa controverso e sul suo discusso rapporto con il nazismo.
I Sacramenti sono necessari?
Questa seconda edizione, che presenta ben 10 capitoli del tutto nuovi, è un vero manuale di studio e un contributo originale alla ricerca teologica sulla «questione liturgica». Che posto occupano i sacramenti nella teologia cristiana? Sono veramente indispensabili per essere cristiani, o basta la fede? A simili interrogativi e a molti altri più accademici, risponde questa introduzione che procede con metodo sistematico, pur senza trascurare la storia. Soprattutto dopo il concilio Vaticano II si è tentata l’integrazione tra rito e fede, tra antropologia e teologia e ci si interroga sul perché celebrare e sul che cosa si celebra, dando nuovo risalto anche al «come», legato alla cultura e alla natura umana.
Teologia della storia
Questa terza edizione italiana di uno dei libri più famosi dello storico e studioso del cristianesimo antico Henri- Irénée Marrou (1904-1977) esce, dopo oltre trent’anni dalla seconda, intercettando una svolta epocale quanto mai opportuna. Se la teologia della storia trova il suo brodo di cultura nel cristianesimo occidentale a partire dal mondo tardoantico, Marrou va alle origini e usa Agostino per parlare al cristiano moderno e tardo-moderno. In teologia della storia, sembra dire Marrou, si deve sempre presupporre, benché non impregiudicatamente, che vi sia una commistione tra la città che si edifica nel bene e l’altra che si sgretola, forse inavvertitamente, nel male.
Storia del monachesimo occidentale
Storia del monachesimo occidentale dal medioevo all’età contemporanea. Il carisma di san Benedetto tra VI e XX secolo, di Mariano Dell’Omo, monaco di Montecassino che insegna Storia del monachesimo benedettino nell’Ateneo Anselmiano a Roma, appare finalmente come una nuova sintesi rigorosamente scientifica di storia dell’esperienza monastica benedettina dalle origini fino ad oggi, dopo quelle sempre utili ma ormai datate di Hilpisch (1950), Schmitz (1948-1956), Cousin (1956), mentre poco si prestano ad un’agile consultazione i tredici volumi in lingua spagnola dedicati da Colombás a La Tradición Benedictina (1989-2004).
Primavera araba
La rivolta tunisina che ambisce a trasformarsi in rivoluzione per una vera svolta democratica, ha colto tutti di sorpresa per la rapidità con la quale è riuscita a rovesciare uno dei regimi più autoritari grazie anche a nuove forme di lotta: la cyber rivoluzione.
Questa rivolta però non ha nulla di sorprendente se si vanno ad esaminare le condizioni socio-economiche del paese nella morsa della crisi economica globale e della pressione ormai insostenibile del regime corrotto di Ben Ali.
Non sorprende neppure l’effetto domino sugli altri paesi del Nord Africa fino all’Egitto, alla Libia e oltre, la cui situazione socio-politica ed economica è molto simile, aldilà delle diverse scelte a livello istituzionale e di sviluppo.
Di fronte all’infiammarsi del Mediterraneo, saprà la sponda Nord cogliere l’occasione per rimettere in causa l’ambigua “politica di vicinato” della fortezza Europa nei confronti dei suoi diretti dirimpettai in piena crisi, per rilanciare un nuovo partenariato economico, sociale, culturale e umano realmente solidale, capace di vedere oltre il business della globalizzazione d’impronta neocoloniale e oltre lo spauracchio del fondamentalismo islamico?
[da www.jacabook.it]
Potere, povertà e vita monastica
L'ingegnere Guido Gavazzi, che da monaco assumerà il nome di Egidio, proveniva da una famiglia della ricca industria milanese dei primi del Novecento. Il padre di Guido, Luigi, aveva sposato Andreina, figlia di Anna Kuliscioff, che a Milano era chiamata "la dottora dei poveri" e di Andrea Costa, uomo politico, considerato uno dei fondatori del socialismo in Italia. Andreina Costa era una donna dal temperamento diverso da quello della madre, ma certamente da Anna aveva ricevuto una educazione non convenzionale e una grande sensibilità verso i poveri. La biografia dell'abate Egidio Gavazzi, ha quindi come sfondo epocale l'euforia liberalista, in cui il grande sviluppo industriale aveva segnato il divario tra i ricchi di beni e di potere e i poveri di beni e di diritti. E tra le voci che si alzavano in difesa dei poveri c'erano le voci di Andrea Costa e di Filippo Turati, personalità che la madre di Guido conosceva e frequentava. Il libro, con uno stile meditativo e attento ai dettagli storici, ripercorre le tappe della vita dell'abate Gavazzi, giovane laureato in ingegneria e a capo di trecento operai, che sceglie la radicalità della vita monastica, una scelta non facile, ma in sintonia con un contesto sociale che esprimeva inquietudine, forza ideale e tensioni politiche di grande spessore.
giovedì 23 giugno 2011
Lutero, mendicante di Dio
18,00€
Paolo Ricca “traghetta” i pensieri di Lutero sulla vita del credente a un pubblico vasto, eterogeneo, vario. Vediamo emergere dalle brume di una storia che affonda nei chiaroscuri del Medio Evo, ma che si affaccia tragicamente alle soglie della modernità, il gesto audace di Lutero di ricominciare daccapo a porsi le domande della fede: e chiedersi in quale Dio, alla fine, il credente ripone la sua fiducia; e come si deve atteggiare, il cristiano, di fronte a questo Dio e di fronte alla propria vita; e su che cosa fonda la propria fede; e che fare delle colpe che inevitabilmente lo dominano; e se abbia un senso la mediazione del clero tra Dio e la creatura; e da chi debba farsi condurre, ciascuno di noi, nelle scelte della propria vita. In fondo, come si vede, le domande di Lutero sono quelle che ogni credente si pone.
Chiesa povera e chiesa dei poveri
Tra gli interventi del card. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968, al Concilio Vaticano II, spicca senza dubbio il discorso sulla Chiesa povera e dei poveri, tenuto il 6 ottobre 1962, durante i lavori della 35a Congregazione Generale. Lercaro chiedeva che il De Ecclesia venisse scritto di nuovo a partire dal mistero del Cristo povero e che quello della povertà della Chiesa fosse il tema di tutto il Concilio. Quest'intervento ottenne una certa risonanza all'interno e al di fuori dell'assise conciliare, le cui tracce si trovano nel capitolo 8 della Lumen gentium. Ma, chi c'è dietro questo discorso di Lercaro? Chi ha aiutato il card. Lercaro a maturare una simile visione della Chiesa? Come è noto, Lercaro aveva come perito di fiducia al Concilio don Giuseppe Dossetti. Questo volume riporta alla luce l'influsso dossettiano sul discorso di Lercaro, e lo fa in due momenti distinti. Nella prima parte si prende in considerazione il percorso di Dossetti - dall'influsso familiare sino all'approdo del Vaticano II - di maturazione della visione teologica della Chiesa povera e dei poveri, confluita poi nel discorso di Lercaro. Nella seconda parte si prendono in esame i fondamenti biblico-teologici ed ecclesiologici di tale discorso.
Fuori dal tempio
«Siamo quasi a metà agosto 2010. Ieri è iniziato il Ramadan. Diversi ospiti del Centro Balducci sono di fede musulmana. Ieri sera dalle ore 22, per circa 45 minuti, un gruppo di loro ha vissuto il momento della preghiera, nel silenzio circostante. Accanto c’è la chiesa della parrocchia di Zugliano. Questo momento serale continuerà per tutto un mese. Non si incontrano astrattamente le culture, né le fedi religiose, ma le persone con le loro storie. Accanto all’abitazione in cui vivo, nella casa ‘canonica’ come si usa definire l’abitazione del parroco, da poco più di un anno è ospitata una famiglia: papà, mamma e figlio di otto anni. Il papà è seriamente ammalato. Sono di fede musulmana, fedeli praticanti. A me pare un segno positivo che in una casa canonica del Friuli un prete cattolico e una famiglia musulmana vivano nella stessa abitazione, entrino per la medesima porta, salgano le stesse scale; bussino alle rispettive porte se c’è bisogno di qualche cosa»: in queste pagine parla don Luigi Di Piazza fondatore, fra l’altro, del Centro di accoglienza per stranieri “Ernesto Balducci” che ha cambiato radicalmente anche la fisionomia del piccolo paese friulano di Zugliano. Dal 1992 a oggi sono state ospitate circa 450 persone provenienti da molti paesi africani, sudamericani, ex Jugoslavia e Europa dell’Est. Persone singole, famiglie, donne sole con i bambini sono state seguite da una cinquantina di volontari. Oltre che un luogo di accoglienza, il Centro è un luogo di incontro fra esponenti di diverse religioni e di partecipazione civile: dalla visita nel 2007 del Dalai Lama a quella di una delle fondatrici dell’associazione argentina “Madres de Plaza de Mayo”.
[da www.lafeltrinelli.it]
lunedì 20 giugno 2011
Quello che le etichette non dicono
Democrazia significa scegliere, un diritto che non si esercita solo nel chiuso della cabina elettorale, ma che si rinnova giorno per giorno nei piccoli gesti quotidiani: quando compriamo il giornale, quando entriamo in banca, quando facciamo la spesa.
Ma per scegliere bisogna sapere, ed ecco la centralità dell'informazione che al supermercato assume il volto delle etichette.
Questo libro parla di loro, spiega la loro struttura, la loro utilità, i loro limiti.
È un viaggio per capire cosa ci raccontano, il linguaggio che usano, quanto ci possiamo fidare.
Ma anche per mettere a fuoco i loro vuoti in modo da organizzarci per rivendicare ciò che ci spetta in nome della libertà e della responsabilità.
[www.emi.it]
I mercanti della notizia
Questo libro si pone un duplice obiettivo.
Il primo: fare luce sulle famiglie e le istituzioni che di fatto detengono il potere economico e politico in Italia.
Il secondo: aiutare a riconoscere giornali ed emittenti televisive in base ai loro proprietari.
Lo scenario che emerge non è dei più confortanti, ma conoscere è il primo passo per potersi muovere nel mondo dell'informazione con quella giusta dose di circospezione che ci permette di non cadere totalmente vittime della manipolazione delle notizie.
[www.emi.it]
sabato 18 giugno 2011
A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca
«Non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno sottomettersi perché siano cambiate. La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero. Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l'esempio sugli altri votanti e scioperanti. E quando è l'ora non c'è scuola più grande che pagare di persona un'obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede. Chi paga di persona testimonia che vuole la legge migliore. Questo l'ho imparato coi miei ragazzi leggendo l'“Apologia di Socrate”, la vita del Signore nei quattro vangeli, l'autobiografia di Gandhi ... Vite di uomini che sono venuti tragicamente in contrasto con l'ordine vigente non per scardinarlo ma per renderlo migliore.» Questo “Instant Book” raccoglie tutte le lettere presentate al processo che vide don Milani imputato per aver difeso gli obiettori di coscienza che non vollero arruolarsi e furono imprigionati (1965). Lo stesso Vaticano condannò l'obiezione di coscienza. Don Milani, da solo, scrisse un appello spiazzante e di straordinaria forza retorica in difesa di coloro che scelsero di dire: lo non ci sto. Lo dissero non per fare il favore a qualche potente ma semplicemente per coerenza con se stessi. Persone pulite e specchiate di cui oggi tanto si sente la mancanza.
Tutto è grazia
«Perché tante cattoliche e cattolici sono ormai degli ex? E perché, sconfessandoci, i vescovi rendono sterile la nostra evangelizzazione? Perché tagliano l’ultimo ponte da cui tanti potrebbero passare?» Nella sua casa-eremo di Strambino, sulle prime montagne del Canavese, la Zarri consegna al suo interlocutore il suo testamento spirituale e di pensiero Scomparsa il 18 novembre dello scorso anno, fu teologa, pensatrice e donna di Chiesa “scomoda”.
Forse bisognerebbe chiedersi cos’è l’eresia… probabilmente è una verità impazzita, ma c’è più verità che errore nell’eresia».
«Qual è allora il cammino da fare?
È quello di liberarci, di purificarci,
di fare silenzio, domandarci cosa vogliamo
fare della nostra vita».
«Quando durante la liturgia c’è il segno
della pace, ci si dà la mano. Se non c’è nessuno vado a prendere la zampina della mia gatta».
Nuda verità sull'uomo
«Quando queste pagine verranno lette, io avrò trovato una nuova nascita in Dio».
Suor Emmanuelle ha redatto queste Confessioni di una religiosa in un arco di tempo di circa vent’anni, motivo per cui questo può essere considerato il primo e l’ultimo libro che ha scritto. Il primo, perché lo ha iniziato prima di tutti gli altri, quando era ancora in Egitto. Vi è tornata poi su a più riprese, fino agli ultimi mesi di vita, per riprenderlo, correggerlo, arricchirlo. L’ultimo, perché lo ha voluto postumo, per confidarvi cose che mai aveva detto prima - per pudore, naturalmente, ma anche per il desiderio di rimanere sempre libera. Qual è il suo significato? Possiamo dire che si tratta di una ricerca di verità. Suor Emmanuelle ha voluto capire il cammino della sua vita attraverso le scelte che ha fatto, le persone che ha incontrato, il suo rapporto con un Dio di cui ha amato appassionatamente la povertà e la vulnerabilità. Ella ha voluto ritrovare, secondo la sua caratteristica espressione, la «nudità» della persona che è stata, nelle sue attese, nei suoi insuccessi, nelle sue lotte. «Quando si dice la nuda verità sull’uomo, in filigrana appare sempre Dio. In questo libro io voglio, per l’ultima volta, confessare la fede nell’uomo e la fede in Dio che hanno sostenuto tutta la mia vita... Ne sono convinta: dal crogiolo della morte, scaturisce la resurrezione».
Cultura e cristianesimo
Rinnovare la teologia attingendo alle fonti patristiche. Potrebbe essere questa l’istanza perseguita con determinazione da Jean Daniélou (1905-1974), uno dei padri della famosa collana Sources chrétiennes attraverso la quale la teologia della seconda metà del secolo XX si è nutrita lasciandosi educare dai grandi pensatori del passato. Da essi si imparava sia la presenza al tempo sia un rapporto non estrinseco tra storia generale e storia della salvezza. Tale rapporto comportava di mettere in evidenza un processo di graduale manifestazione di Dio fino al compimento realizzatosi in Cristo e nel cristianesimo, in relazione ai quali le culture e le religioni risultano “superate”, portate a un piano superiore. In questa luce la storia e le culture umane vengono ricomprese come preparazione da portare a compiutezza mediante la missione. L’incontro tra Vangelo e culture e/o religioni avviene pertanto senza conflitti, benché comporti una purificazione delle seconde mediante il primo, condizione indispensabile perché le medesime possano svelare il loro senso di limitata manifestazione di Dio. Una teologia missionaria, quella del gesuita francese, capace ancora oggi di indicare la via per un dialogo fecondo tra cultura e cristianesimo. (Giacomo Canobbio)
[da www.rebeccalibri.it]
Lo spirito della verità
Lo Spirito della Verità è il terzo volume di Teologica, la terza anta della trilogia di Balthasar che vede prima Gloria (l'Estetica) e Teodrammatica. Tutti e tre i volumi sono stati ristampati lo scorso anno da Jaca Book. Ogni volume costa tra i trenta e i quaranta euro.
Come nellEstetica sono messe in relazione bellezza del mondo e gloria di Dio, e come nella Teodrammatica la libertà finita e divinamente infinita, così nella Teologica si riflette sulla relazione tra la struttura della verità creata e di quella divina.
Perché restare cristiani
Nella nostra epoca, in cui il benessere economico si accompagna sempre di più a inquietudini e incertezze esistenziali, non sempre la Chiesa riesce a rispondere ai dubbi e alle domande che i credenti si pongono, soprattutto perché, come dice il cardinal Martini, fatica a parlare “al cuore delle persone”.Paolo Curtaz è stato un prete per molti anni.
Nella sua casa, in un piccolo paese della Valle d’Aosta, accoglie ancora oggi amici in difficoltà e persone che cercano un rifugio spirituale, offrendo un luogo, fisico e psicologico, in cui confidarsi e dedicare il giusto tempo alla cura dell’anima e dello spirito. In questa testimonianza ci accompagna in una riflessione sul senso più profondo della fede, ricordandoci, come insegna il Vangelo, quanto sia importante porsi continuamente domande e saper vedere la bellezza della vita: “in un mondo in cui l’efficienza e la produttività sono i divenuti i nuovi idoli, il cristianesimo continua ad affermare che il merito dell’umanità è la capacità di scrutare l’orizzonte, di ascoltare l’assoluto, di vedere l’invisibile, di osare”.
venerdì 17 giugno 2011
Intelligenza e fede nella storia
Che senso ha leggere oggi pagine scritte più di otto secoli fa? Quale significato può avere per noi sapere come e perché Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo di Chiaravalle accusarono Abelardo di aver elaborato e divulgato una theologia nova e come e perché Abelardo abbia tentato di difendersi da questa accusa? La vicenda si colloca in anni di trasformazioni molteplici e profonde, che potremmo definire di crisi, di "crescita". Era in questione il rapporto tra auctoritas e ratio, la possibilità di accostarsi alla sacra pagina con strumenti ermeneutici sempre nuovi, di valutare criticamente i contributi offerti dai Padri. Diverse e contrastanti furono le risposte della tradizione monastica da un lato e della nuova cultura delle scuole dall'altro. Si trattava di fissare i limiti che regolassero le relazioni tra intelligenza e fede, di trovare e proporre i modi in cui il messaggio cristiano poteva e doveva calarsi entro strutture temporali, politiche e soprattutto culturali, conservando tuttavia la propria genuinità. Sono problemi ardui, che ora, come allora, interrogano e coinvolgono nel profondo, mettendo alla prova il nostro vivere concreto, da uomini, nella storia. Problemi, mutatis mutandis, ancora attuali, che chi crede non può eludere. E giova non poco poterne leggere in pagine scritte parecchi secoli fa, perché da sempre la fede non ha vita autonoma, ma si incarna nel tessuto della vita collettiva, "nella storia".
[da www.lafeltrinelli.it]
Mistica cristiana e mistica indù
Dom Henri Le Saux (1910-1973) è stato il primo monaco benedettino e prete cattolico che ha raggiunto quello che la mistica dello yoga denomina samâdhi. Trasferitosi nel 1948 dalla natia Bretagna in India, lasciò l’abbazia di Kergonan per fondare con Jules Monchanin un âðram cristiano rispettoso delle tradizioni ascetiche indù. Dopo la morte del compagno, abbracciò la vita itinerante tipica dei saänyâsin, vivendo in alcuni dei luoghi che la spiritualità indiana reputa deputati alla ricerca interiore, come le rive del Gange o le grotte di Aruãâcala, dandosi ad un’intensa vita contemplativa. Figura di riferimento del dialogo interreligioso, la sua missione è stata quella di mostrare all’Occidente un modo di vivere il cristianesimo fecondato dall’India, e agli indù una fede cristiana vicina alla loro sensibilità spirituale. Amico di Raimon Panikkar, con i suoi libri e la sua esperienza ne ha ispirato la ricerca teologica. Le Saux è così diventato un personaggio chiave per quegli occidentali che si interessano all’India e allo yoga, così come per quella Chiesa missionaria che cerca di inculturare il messaggio cristiano nei contesti religiosi dell’Oriente.
[da www.jacabook.it]